L’imbarco si trova in località Bonelli, dopo il centro abitato di Scardovari, sul lembo di terra che separa la Sacca degli Scardovari dal mare. Il tempo, le cui previsioni non erano ottimistiche, ci ha assistito, regalandoci una giornata stupenda, piacevolmente calda e soleggiata, rinfrescata da fuggevoli folate di brezza. Il paesaggio è bellissimo, ricco di fascino, dove terra e acqua si intersecano in sequenze infinite, popolato da un’avifauna ricchissima.
Queste lagune un tempo erano terre emerse, coltivate a risaie, ma si sono abbassate con il fenomeno della subsidenza, causata dall’estrazione di idrocarburi negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Terre emerse e barene si alternano in un gioco labirintico, tra canali sinuosi e ampi specchi acquatici, canneti foltissimi che lasciano spazio, nelle zone più prossime alla linea di costa, alla vegetazione alofila, con alcune garzaie dove nidificano gli aironi.
Garzette, gabbiani, falchetti, aironi cinerini, cormorani e altri uccelli volano incessantemente, per posarsi sugli arenili, sulle briccole, sui tronchi flottanti che portati dalla corrente del grande fiume si arenano nelle zone di calma. Sopra un arenile abbiamo potuto vedere anche uno stormo di sterne dal becco rosso, il cui avvistamento è giudicato piuttosto raro dalla nostra guida. Guida che si è rivelata un esperto naturalista, e ci ha raccontato la genesi di queste terre miste alle acque, e la loro evoluzione.
La fauna acquatica è numerosa e vivace, tanto che un pesciolino con un balzo troppo ardito finisce sulla tolda della nostra imbarcazione, ma viene prontamente salvato e riportato nel suo ambiente. Il paesaggio piatto è interrotto solo dalla centrale elettrica di Polesine Camerini, da tempo non più in funzione, ma ancora presente sul territorio con il suo simbolo: difficile non vedere la grande ciminiera (250 metri di altezza) che si staglia all’orizzonte. Una breve sosta su una spiaggia selvaggia consente a qualcuno di mettere i piedi in acqua, e a qualcun altro di raccogliere frammenti di rami che l’azione del vento e dell’acqua hanno levigato e trasformato in enigmatiche sculture.
Il pranzo al Porticciolo ha concluso piacevolmente l’escursione.
Ecco alcune immagini