Il giorno 15 marzo 2025 abbiamo visitato la Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, vulgo i Frari, la seconda più grande delle chiese di Venezia.
La pianta della chiesa è a croce latina, mentre lo stile è gotico veneziano in cotto e pietra d'Istria. Possiede tre navate con archi ogivali che poggiano su sei colonne per lato. Misura 102 metri di lunghezza, 48 metri nel transetto ed è alta 28 metri; presenta 17 altari monumentali e al suo interno sono custodite numerose opere d'arte, tra cui due dipinti del Tiziano. Ospita anche tombe e monumenti funebri di alcune personalità legate a Venezia, tra cui Claudio Monteverdi, Tiziano stesso, Antonio Canova e numerosi dogi.
È l'unica importante chiesa italiana ad aver conservato secondo l'uso medievale, in posizione antistante all'altare maggiore, un grande coro circondato da un alto muro al termine della navata centrale.
È stata eretta sullo “Stagno Badoer” donato per la costruzione della basilica da doge Tiepolo. Quella che oggi vediamo è la terza versione. I lavori dell’attuale costruzione sono iniziati nel 1330 e finiti nel 1420. Le costruzioni precedenti sono iniziate poco dopo il viaggio di San Francesco nella zona della laguna di Venezia.
L’edificio è stato realizzato con materiali facilmente reperibili in zona quali il cotto e il legno che arrivava dal Cadore.
La proprietà dei Frati comprendeva anche il convento, che oggi è stato trasformato nell’Archivio di Stato, e vari possedimenti vicino all’attuale stazione dove si producevano erbe officinali.
L’opera di maggior rilievo della Chiesa è l’Assunta di Tiziano Vecellio, realizzata quando, ancor giovanissimo è stato presentato a Venezia dai Frati del Santo di Padova. Al contrario della maggior parte delle altre opere veneziane fatte in laboratorio su tela, questa è stata dipinta in opera a olio su 20 assi di pioppo orizzontali adeguatamente preparate per dare supporto alla pittura. Dal recente restauro si è visto che il disegno, a matita, è abbastanza semplice, il che significa che non ci sono stati grossi ripensamenti. Il quadro è pensato in tre fasi e livelli con gli apostoli in basso, Maria al centro e il Padre eterno in alto. Entrando dalla porta principale l'arco dell'altare inquadra perfettamente quest’opera.
Nella chiesa, un tempo, le vetrate erano istoriate come in molte chiese gotiche e generavano una luminosità completamente diversa dell’attuale; ma sono andate purtroppo distrutte nel 19 secolo a causa di un forte temporale.
La ricchezza e bellezza della Chiesa è legata anche alle tombe che i dogi o altre persone facoltose hanno voluto e finanziato per sé stessi. In alcune di esse, ad esempio quelle dei Dogi Foscari e Tron, si può notare una forte differenza di stile anche se realizzate a non più di 20 anni di distanza l’una dall’altra, mentre numerosi santi eponimi ricordano il committente.
Tra le cappelle sono da segnalare con particolare rilievo quella dei Montelvini con il Trittico di Vivarini e di Giovanni Bellini uno dei pochissimi quadri con la cornice originale, il Battistero eseguito da Jacopo Sansovino e la cappella dei fiorentini che ospita una bella scultura lignea di Donatello.
In una delle foto che seguono è possibile vedere la tecnica “regalzier”; questa consiste nel disporre sopra ai mattoni un intonaco che ne riproduce la forma: in questo modo è garantita l’uniformità del colore, non facilmente ottenibile con le tecniche di allore, e la protezione dei mattoni stessi.
Tra le varie, abbiamo visitato anche la Sala capitolare da cui si possono vedere, all’interno ex convento oggi Archivio di Stato, le modalità di raccolta dell’acqua piovana, al tempo unica fonte di acqua potabile a Venezia. Si segnala infine che è qui presente anche un orologio in legno finemente lavorato.
Tra i personaggi rilevanti passati in questi luoghi meritano essere ricordati Frate Coronelli costruttore di mappamondi e Luca Pacioli, inventore della partita doppia.
La pianta della chiesa è a croce latina, mentre lo stile è gotico veneziano in cotto e pietra d'Istria. Possiede tre navate con archi ogivali che poggiano su sei colonne per lato. Misura 102 metri di lunghezza, 48 metri nel transetto ed è alta 28 metri; presenta 17 altari monumentali e al suo interno sono custodite numerose opere d'arte, tra cui due dipinti del Tiziano. Ospita anche tombe e monumenti funebri di alcune personalità legate a Venezia, tra cui Claudio Monteverdi, Tiziano stesso, Antonio Canova e numerosi dogi.
È l'unica importante chiesa italiana ad aver conservato secondo l'uso medievale, in posizione antistante all'altare maggiore, un grande coro circondato da un alto muro al termine della navata centrale.
È stata eretta sullo “Stagno Badoer” donato per la costruzione della basilica da doge Tiepolo. Quella che oggi vediamo è la terza versione. I lavori dell’attuale costruzione sono iniziati nel 1330 e finiti nel 1420. Le costruzioni precedenti sono iniziate poco dopo il viaggio di San Francesco nella zona della laguna di Venezia.
L’edificio è stato realizzato con materiali facilmente reperibili in zona quali il cotto e il legno che arrivava dal Cadore.
La proprietà dei Frati comprendeva anche il convento, che oggi è stato trasformato nell’Archivio di Stato, e vari possedimenti vicino all’attuale stazione dove si producevano erbe officinali.
L’opera di maggior rilievo della Chiesa è l’Assunta di Tiziano Vecellio, realizzata quando, ancor giovanissimo è stato presentato a Venezia dai Frati del Santo di Padova. Al contrario della maggior parte delle altre opere veneziane fatte in laboratorio su tela, questa è stata dipinta in opera a olio su 20 assi di pioppo orizzontali adeguatamente preparate per dare supporto alla pittura. Dal recente restauro si è visto che il disegno, a matita, è abbastanza semplice, il che significa che non ci sono stati grossi ripensamenti. Il quadro è pensato in tre fasi e livelli con gli apostoli in basso, Maria al centro e il Padre eterno in alto. Entrando dalla porta principale l'arco dell'altare inquadra perfettamente quest’opera.
Nella chiesa, un tempo, le vetrate erano istoriate come in molte chiese gotiche e generavano una luminosità completamente diversa dell’attuale; ma sono andate purtroppo distrutte nel 19 secolo a causa di un forte temporale.
La ricchezza e bellezza della Chiesa è legata anche alle tombe che i dogi o altre persone facoltose hanno voluto e finanziato per sé stessi. In alcune di esse, ad esempio quelle dei Dogi Foscari e Tron, si può notare una forte differenza di stile anche se realizzate a non più di 20 anni di distanza l’una dall’altra, mentre numerosi santi eponimi ricordano il committente.
Tra le cappelle sono da segnalare con particolare rilievo quella dei Montelvini con il Trittico di Vivarini e di Giovanni Bellini uno dei pochissimi quadri con la cornice originale, il Battistero eseguito da Jacopo Sansovino e la cappella dei fiorentini che ospita una bella scultura lignea di Donatello.
In una delle foto che seguono è possibile vedere la tecnica “regalzier”; questa consiste nel disporre sopra ai mattoni un intonaco che ne riproduce la forma: in questo modo è garantita l’uniformità del colore, non facilmente ottenibile con le tecniche di allore, e la protezione dei mattoni stessi.
Tra le varie, abbiamo visitato anche la Sala capitolare da cui si possono vedere, all’interno ex convento oggi Archivio di Stato, le modalità di raccolta dell’acqua piovana, al tempo unica fonte di acqua potabile a Venezia. Si segnala infine che è qui presente anche un orologio in legno finemente lavorato.
Tra i personaggi rilevanti passati in questi luoghi meritano essere ricordati Frate Coronelli costruttore di mappamondi e Luca Pacioli, inventore della partita doppia.