Fabio Isman

Fabio Isman, 72 anni, nato a Monza da famiglia triestina, vive a Roma; per 40 anni ha lavorato a Il Messaggero come capo dei servizi italiani e inviato speciale, e prima, al Piccolo e al Gazzettino. Fino al 2009, per 40 anni, ha seguito i maggiori avvenimenti, in Italia e all’estero; si è occupato di scandali politici e di terrorismo, di importanti processi e numerosi casi di malcostume, ha seguito i viaggi all'estero di tre Presidenti della Repubblica: Pertini, Cossiga e Scalfaro; al suo "attivo", due guerra (quelle dei "Sei Giorni" nel 1967, e in Libano nel 1982), due Sedi vacanti ed elezioni di pontefici (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI), e moltissimo altro.

Dal 1980, si dedica prevalentemente alle cronache e alle politiche dei Beni culturali. Da solo o con altri, ha firmato 40 libri: molti sui restauri e la tutela; e coordinato per 12 anni VeneziAltrove, un volume annuale bilingue (voluto da Giuseppe De Rita ed edito da Marsilio) su quanto, di arte e cultura, è fuggito nei secoli dalla Serenissima.

Oltre che su Il Messaggero, scrive sul Giornale dell’Arte, Art Newspaper, Art e dossier, Bell’Italia. Del saccheggio dell'archeologia in Italia è stato invitato a parlare alla 17. sessione della Commissione Intergovernativa dell'Unesco, a 40 anni dalla Convenzione, il 1. luglio 2011 a Parigi.

I suoi ultimi libri sono: I Predatori dell’arte perduta, il saccheggio dell’archeologia in Italia (Skira 2009, terzo al Premio Estense); Il Ghetto di Venezia (Skira 2010), Andare per le città ideali (Il Mulino 2016, collana "Ritrovare l'Italia", Premio Brancati per la saggistica), e L'Italia dell'arte venduta: collezioni disperse, capolavori fuggiti (Il Mulino 2017, riconoscimento speciale della giuria al Premio Giustolisi per il giornalismo d'inchiesta).